La CGIL denuncia con forza l’ennesimo schiaffo ai diritti della prima infanzia, delle donne e delle famiglie siciliane. La scelta, prevista nella manovra di bilancio nazionale, di abbassare al 15% la copertura dei posti negli asili nido per le regioni meridionali è una decisione inaccettabile che penalizza gravemente la Sicilia. In una regione già fortemente carente con un tasso di copertura di appena il 12%, questo taglio cristallizza il divario con il resto del Paese, rendendo sempre più irraggiungibile l’obiettivo europeo del 33% entro il 2027 e del 45% entro il 2030.
Anziché colmare il gap territoriale, il governo nazionale sembra orientato a sancire un diritto educativo diseguale. La Sicilia, come altre regioni del Sud, si trova ad affrontare un doppio danno: da un lato, il fine del Programma PAC (Piano di azione e coesione) che ha sostenuto le famiglie fino a giugno scorso; dall’altro, il drastico ridimensionamento delle risorse dedicate al PNRR, che ha visto i posti previsti per gli asili nido tagliati da 260 mila a 151 mila.
Il Sud abbandonato e l’ingiustizia della “media nazionale”
Il governo italiano, nella presentazione del Piano strutturale di bilancio 2025-2029 a Bruxelles, ha parlato di un traguardo europeo raggiunto, ma la realtà racconta un’altra storia. Mentre regioni del Centro-Nord come l’Emilia-Romagna superano il 40% di copertura, al Sud e nelle isole si resta sotto il 18%. Con una copertura media nazionale al 37%, il governo presenta una visione distorta, che ignora le reali necessità delle regioni più svantaggiate.
In Sicilia, le mancanze strutturali degli asili nido continuano a pesare gravemente sulle famiglie. Questo scenario ha effetti devastanti:
• Le donne sono costrette a scegliere tra maternità e lavoro, con un impatto diretto sulla partecipazione femminile al mercato del lavoro.
• La mancanza di servizi di cura per l’infanzia scoraggia la natalità e impoverisce le comunità.
• Le disuguaglianze territoriali ed economiche si approfondiscono, rafforzando un sistema che condanna il Sud a un isolamento crescente.
Una violazione dei diritti e un tradimento degli obiettivi europei
La scelta di ridurre i posti in asili nido al Sud viola il principio dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), introdotti dalla legge di bilancio 2022, che fissano al 33% la copertura minima su tutto il territorio nazionale. Tale mancanza mina non solo la qualità della vita delle famiglie, ma anche lo sviluppo economico e sociale della nostra regione.
Dobbiamo “Reagire contro una politica che mortifica il futuro”
Questo taglio non è solo un attacco alle famiglie siciliane, ma un ulteriore passo verso la disuguaglianza territoriale e sociale. Malgrado le dichiarazioni del governo sulla centralità della famiglia e sulla natalità, la realtà dimostra che non c’è alcuna volontà di costruire un welfare che risponda ai bisogni attuali. La Sicilia e tutto il Sud rischiano di essere i grandi perdenti di queste politiche.
Facciamo appello al governo regionale e al presidente Schifani: è il momento di difendere con forza i diritti dei siciliani. Servono politiche concrete per aumentare i posti negli asili nido, contrastare la fuga dei giovani e delle famiglie e garantire pari opportunità a tutte le regioni italiane.
Non accetteremo che l’autonomia differenziata diventi il pretesto per perpetuare ingiustizie e discriminazioni. L’istruzione e la cura dei bambini sono diritti fondamentali che non possono essere sacrificati sull’altare di calcoli economici.
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