Presentati ufficialmente il comitato provinciale referendario e le iniziative di raccolta firme in tutta la provincia. Lunedì 29 luglio, dalle 9 alle 12, punto di raccolta firme davanti a tutti gli ospedali della provincia di Siracusa.
Il Comitato provinciale promotore della raccolta delle firme per il referendum abrogativo della legge sull’Autonomia Differenziata, istituto a Siracusa in data 15 luglio 2024 fra le organizzazioni sindacali, politiche ed associative in calce riportate, analizzata la cosiddetta Legge Calderoli recentemente approvata dal Parlamento in materia di “Autonomia Differenziata”,lancia un grave allarme ai cittadini del nostro territorio che rischiano nei prossimi mesi di “transitare” in un altro Paese. Che non sarà più quello voluto dai padri costituenti e dalle generazioni che ci hanno preceduto, un Paese in cui la Sanità è pubblica e gratuita, l’Istruzione è pubblica ed uguale per tutti, i diritti sul lavoro garantiti a tutti a prescindere dalla latitudine geografica.
La nuova legge, infatti, intende far tornare indietro i diritti e limitare fortemente, se non fare scomparire, quanto conquistato dalla Costituzione e dalle lotte civili e antifasciste di chi ci ha preceduto.
In questo documento, non esaustivo delle conseguenze negative di questa scellerata legge, alcuni esempi di come al Sud peggioreremmo la nostra vita di singoli, di famiglie, di società.
NON DIVIDIAMO L’ITALIA
SUI PRINCIPI E SERVIZI DI EQUITA’ E CIVILTA’
Sono ben 23 le materia che, secondo la legge da abrogare, ciascuna regione può chiedere e amministrare in via esclusiva. Dall’ambiente alla salute, dall’istruzione ai trasporti, dall’energia all’industria, dalla protezione civile alla ricerca scientifica e via andare. Il risultato sarà che si verificheranno condizioni diverse fra Nord e Sud, diritti diversi fra settentrione e meridione. Servizi più deboli ai cittadini del Sud. Più di quanto non lo sia già adesso. Molto di più.
NON PRIVATIZZIAMO LA SALUTE
MANTENIAMO IL DIRITTO A CURE PUBBLICHE
Già oggi l’aspettativa di vita di un bimbo nato a Napoli o in Sicilia è inferiore rispetto a quello nato a Milano o a Bolzano. Domani non solo i divari nei determinanti della salute aumenteranno, ma con l’Autonomia Differenziata chi avrà le risorse potrà curarsi, gli altri no. E sarà più veloce il processo di smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale e la privatizzazione della salute. Altro che ricostruzione della sanità territoriale che la pandemia ha dimostrato essere indispensabile per tutelare la salute di tutti e di ciascuno!
Le nuove regole sulla Sanità introdotte dall’ Autonomia Differenziata attireranno i migliori medici e i migliori infermieri al Nord dove la sanità funzionerà ancora meglio danneggiando il Sud dove i livelli di assistenza sanitaria sono peggiori storicamente.
Ed il ricorso a strutture private e alle polizze assicurative ci avvicinerà ai modelli di altre nazioni dove il diritto alla salute appartiene solo a chi può spendere molti soldi.
NON SMANTELLIAMO L’ISTRUZIONE PUBBLICA
I NOSTRI FIGLI HANNO DIRITTO ALLO STUDIO
Ogni regione potrebbe assumere gli insegnati che vuole e decidere i programmi scolastici. Possono essere introdotte otto ore di studio di lingua regionale al posto dell’italiano e, magari, studiare la storia del Signorotto del luogo piuttosto che quella di Garibaldi. Insomma, verrebbe colpita la scuola della Repubblica, minata l’identità culturale del Paese. A pagarne le spese sarebbero gli studenti e le studentesse di oggi che hanno diritto ad una istruzione nazionale, aperta al mondo. E pagherebbero anche i cittadini e le cittadine di domani che affronterebbero il mondo con una istruzione ristretta e provinciale.
Le regioni che hanno già forti strutture formative potranno garantire alti livelli di istruzione dando ai ragazzi buone possibilità di inserimento nel lavoro. Il Sud, più povero di eccellenze formative come povero di lavoro, precipiterà in un’epoca culturale pre-industriale.
DIFENDIAMO IL LAVORO
E I DIRITTI UGUALI DA NORD A SUD
La Legge Calderoli sulla Autonomia differenziata potrebbe anche provocare , nel campo del lavoro, un ritorno a quelle che si chiamavano “Gabbie Salariali”, sconfitte e superate negli anni Settanta del secolo scorso. Tornando a forme contrattuali che prevedono retribuzioni più basse al Sud e più alte al Nord. E contratti che disegnerebbero, come nell’ottocento e nel secondo dopoguerra, lavoratori di serie A e altri di serie B. Con gravi compromissioni dei livelli di reddito e quindi del tenore di vita. In un circolo vizioso che farebbe scendere in modo esponenziale la società meridionale sempre più in basso. Alimentando quindi una emigrazione sempre più drammatica, facendo svuotare le nostre città e fuggire più che adesso i nostri giovani.
NO A LOGICHE PEGGIORATIVE
SULLA SICUREZZA NEL LAVORO
Non passa giorno che non si debba aggiornare il conto degli incidenti e dei morti sul lavoro. Se non si abrogherà la Legge Calderoli la situazione potrebbe addirittura peggiorare. La competenza legislativa su salute e sicurezza sarà in campo esclusivamente alle regioni ciascuna delle quali potrà decidere quanti ispettori assumere e con quali requisiti, come organizzare controlli e prevenzione. Il tutto in una competizione al ribasso giocata sulla pelle di lavoratrici e lavoratori.
LA DEMOLIZIONE DEL WELFARE UNIVERSALISTICO
DANNEGEREBBE NORD E SUD
I padri e le madri costituenti avevano ben presente quanto fosse disgregata, frammentata e ingiusta l’ Italia uscita dalla guerra. Misero in Costituzione due principi fondanti la nostra società, da un lato la tassazione progressiva e proporzionata al reddito, dall’altro il sistema di welfare pubblico e universale fondato sul principio di solidarietà e di redistribuzione della ricchezza prodotta dal Paese.
La Legge Calderoli, al contrario, prevede che il “residuo fiscale” rimanga alle regioni più ricche e così, con un tratto di penna, si cancellano i due principi fondanti la nostra società, solidarietà e redistribuzione della ricchezza tra le regioni, impoverendo irrimediabilmente il welfare pubblico e universale e con esso tutti i cittadini sia del Nord che del Sud.
IL CAOS SU ENERGIA ED INFRASTRUTTUIRE
FRENEREBBE LO SVILUPPO DI TUTTO IL PAESE
Nel 2024, in un mondo dall’economia e dalla finanza senza confini, immaginare che ciascun territorio decida su energia, reti e infrastrutture, porti e aeroporti, telecomunicazioni, ambiente, ricerca scientifica, commercio estero, beni culturali e altro ancora provocherebbe inevitabilmente l’insana competizione degli uni con gli altri, riducendo la dimensione sovranazionale del Paese che conterebbe sempre meno. Il risultato inevitabile sarebbe minare ulteriormente e definitivamente il sistema economico e lo sviluppo dell’Italia.
FRAMMENTAndo LE POLITICHE AMBIENTALI
NON RISOLVEREMMO MAI LA CRISI IDRICA
Ma che senso ha pensare che la Lombardia decida di abbassare di due gradi il riscaldamento domestico, mentre il Piemonte investe sulle colonnine per le auto elettriche, e la Liguria magari di non abbandonare il carbone, e potremmo a lungo continuare.
Se esiste materia che non può essere frammentata è quella delle politiche ambientali. La sfida dei cambiamenti climatici o l’affrontiamo tutti insieme, anche oltre i confini nazionali, o abbiamo perso tutti. Altro che regionalizzazione e autonomia.
Per queste ragioni, la battaglia contro l’autonomia differenziata che abbiamo intrapreso tutti insieme è essenzialmente la battaglia per il riscatto della Sicilia, dei nostri territori e del Paese e per vincerla serve un “ incendio ideale” popolare e di massa. Una grande mobilitazione d’opinione che può e deve partire dai nostri territori, oggi raccogliendo le firme, domani con una straordinaria partecipazione democratica al voto di milioni di siciliani.
COMITATO PROMOTORE REFERENDARIO PROVINCIALE
CGIL, UIL, PD, M5S, Sinistra Italiana, PSI, + Europa, Italia Viva, Rifondazione Comunista, PCI, PCDL, Sud chiama Nord, Sinistra Futura, Europa Verde, ANPI, Legambiente, UDS, Rete No Autonomia Differenziata, Generazioni Future, ARCI, Zuimana Arciragazzi, Libera, ACLI, WWF, ASTREA, Brigata Rosa, Comitato 194, Stonewall, Giuristi Democratici, Comitato difesa della Costituzione, Legacoop, Confcooperative, Federconsumatori, AUSER, SUNIA.