Venerdì 22 dicembre sciopero del settore della DMO, la Distribuzione moderna organizzata.
FILCAMS CGIL SIRACUSA, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno indetto una giornata di sciopero per il mancato rinnovo del contratto DMO (contratto scaduto a dicembre del 2019).
Da Siracusa partirà un pullman verso Palermo per partecipare a questa importante giornata di mobilitazione.
Prima a causa della pandemia e poi per le incertezze determinate dal conflitto in Ucraina, Federdistribuzione ha dilazionato i tempi del rinnovo del contratto. Le imprese hanno evidentemente dimenticato i sacrifici fatti dai lavoratori, sia da chi è stato posto in cassa integrazione subendo una decurtazione salariale, ed ha dovuto fare i conti col rischio concreto di perdere il proprio posto di lavoro sia da chi, soprattutto nella distribuzione alimentare, ha affrontato la pandemia in prima linea, con il pericolo del virus, sentendosi persino annoverato tra i “lavoratori eroi” che hanno permesso al Paese di andare avanti.
Nel frattempo, l’inflazione è cresciuta a dismisura e le imprese del settore hanno, conseguentemente, riversato sui prezzi di vendita l’aumento dei costi sostenuti. Gli unici che non hanno avuto alcuna leva per affrontare l’indebolimento dei salari sono state le lavoratrici e i lavoratori del settore, che senza gli aumenti del contratto nazionale hanno perso potere d’acquisto.
E stato possibile entrare nel merito della trattativa solo nel 2023 a seguito dell’accordo straordinario, ma Federdistribuzione da una parte non ha accolto le richieste della piattaforma sindacale (regolamentazione del franchising, degli appalti e dello smart working, normative sulle politiche di genere, diritto individuale alla formazione, ampliamento dei congedi, contrasto al lavoro povero, miglioramento del part time e del welfare, riduzione della precarietà) e dall’altro ha posto sul tavolo alcune istanze critiche (flessibilità del part time, peggioramento del sistema di classificazione, maggior utilizzo di tempi determinati, deroghe al Contratto nazionale per il franchising).
Inoltre, Federdistribuzione non vuole trattare riconoscendo l’IPCA, lasciando intendere che sarebbe disponibile ad erogare un aumento di circa 150 euro (comprensivo dei 30 euro già anticipati)I che per le Organizzazioni Sindacali rappresentano una proposta inadeguata.
In pratica, Federdistribuzione chiede un avallo alle Organizzazioni sindacali per legittimare uno scenario che vede le sue aziende associate libere di aumentare i prezzi dei beni venduti, recuperando così i maggiori oneri sostenuti per l’acquisto di quegli stessi beni e per far fronte al “caro-bolletta-energetica” e le lavoratrici e i lavoratori loro dipendenti schiacciati dalla morsa dell’inflazione e, di fatto, non in grado di poter acquistare quegli stessi beni che vendono.