La CGIL di Siracusa e le associazioni che aderiscono alla Rete del No alle Autonomie Differenziate, pur ispirate a diverse visioni politiche e ideali, esprimono la ferma convinzione che il processo di attuazione della autonomia differenziata tracciato dalla legge proposta dal governo possa portare conseguenze devastanti al nostro Paese.
Sin dalla sua presentazione il provvedimento legislativo proposto dal ministro per gli affari regionali Calderoli, scritto in modo criptico e di difficile interpretazione, ha suscitato preoccupazioni che, nel corso dei mesi, si sono concretizzate in riserve e critiche autorevoli, comprese quelle della Commissione Europea e della Banca d’Italia, le quali sono state insabbiate, banalizzate e ignorate, oltre che dalla politica, anche dai media.
È caduta nel nulla perfino la denuncia del Servizio Bilancio del Senato, che prospettò per primo l’impossibilità finanziaria del provvedimento, che avrebbe, se attuato come previsto dal disegno di legge Calderoli, prosciugato i fondi dello Stato.
Allo stesso modo sono state sottovalutate le ragioni delle dimissioni di ben sei autorevoli componenti del cosiddetto “Comitato dei Saggi” nominato per la definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione, che denunciarono con la loro uscita l’effetto discriminante della norma e l’esigenza di riportarla nei binari definiti dalla Costituzione.
Non solo questi due fondamentali campanelli di allarme non sono stati affatto considerati, ma si è continuata la procedura, forzandone l’accelerazione, attraverso il collegamento del disegno di legge alla manovra finanziaria, pur non essendovi collegamento alcuno tra i due provvedimenti legislativi.
Inoltre risultano ignorati l’ultimo rapporto sulla finanza pubblica che conferma i dubbi sulla insostenibilità del disegno di legge Calderoli, la recente approvazione da parte del governo di un o.d.g. che di fatto introduce l’ipotesi delle “gabbie salariali”, che è, di fatto, uno dei principali obiettivi dell’Autonomia Differenziata, giusto per preparare anche psicologicamente l’opinione pubblica ad accettare tale ulteriore discriminazione economica e sociale.
Né valgono a rassicurare le parole della Presidente del Consiglio, Meloni, la quale nella sua intervista di fine anno ha dichiarato che “l’autonomia si tiene perfettamente con il premierato e può essere un volano per il Mezzogiorno”. In realtà l’autonomia differenziata e il premierato sono proposte che, se approvate, sono destinate ad avere un enorme impatto sull’assetto istituzionale e costituzionale del Paese, fino a prefigurare il superamento della Costituzione del 1948, delineandone una diversa e alternativa.
L’intento vero dell’autonomia differenziata è esattamente il contrario dell’attivazione di un “volano per il Mezzogiorno”, è piuttosto quello delle regioni ricche di mettere le mani nelle proprie disponibilità erariali, che da sempre auspicano di trattenere nei propri territori, a discapito dello Stato e delle regioni più fragili, lasciate al loro destino.
La CGIL di Siracusa e la Rete delle associazioni del NO alle Autonomie Differenziate scendono in campo per opporsi alla legge Calderoli, già approvata da un ramo del Parlamento, destinata ad aggravare gli squilibri territoriali e deleteria per la stessa sopravvivenza della coesione nazionale. Un percorso incongruo e insostenibile, che renderà problematica la gestione delle finanze pubbliche e che, oltretutto, porta alla violazione di svariati articoli della costituzione calpestando i principi elementari della convivenza civile nel Paese e abolendo di fatto la solidarietà come principio portante dell’intero impianto costituzionale, Una riforma che serve unicamente al partito della Lega per ottenere strumentali vantaggi elettorali, ma che non solo danneggia il Sud, ma che non fa neanche gli interessi del Nord poiché, come rilevato dalla Banca d’Italia, “un assetto istituzionale estremamente differenziato potrebbe risultare poco trasparente per i cittadini, accrescendo i costi di coordinamento” producendo “effetti negativi anche su imprese e lavoratori, specie quelli che operano a livello sovraregionale o che si spostano da un’area all’altra del paese, che sarebbero obbligati a districarsi tra norme regionali differenti, vedendosi costretti a chiedere un numero elevato di autorizzazioni e certificazioni specifiche. Il tutto renderebbe meno accessibili i vari mercati, compromettendo i principi di concorrenza, e nel complesso danneggerebbe la produttività dell’Italia, che è già peraltro da anni una delle più basse dell’Unione Europea”.
Numerose delle competenze rivendicate dalle regioni che chiedono l’autonomia differenziata necessitano di coordinamento a livello nazionale e spesso sovranazionale, inconciliabile con il trasferimento dei poteri alle singole regioni, come le politiche energetiche e ambientali e dell’istruzione. E come, soprattutto, la sanità, specie dopo l’esperienza della pandemia da coronavirus che ha messo in luce la dimensione sempre più globale della tutela della salute, evidenziando come l’esistenza di diversi modelli regionali e la confusione normativa tra ordinanze regionali e misure decise dal governo nazionale, abbiano influenzato negativamente la capacità di limitare la diffusione del contagio.
Lo stesso format dell’autonomia differenziata non consente la distribuzione generalizzata a tutti i settori economici delle retribuzioni, con la conseguenza di ottenere anche nelle regioni ricche gravi ripercussioni sociali.
Una riforma sbagliata e ingiusta, che non a caso gode di una inaccettabile congiura del silenzio, con cui politica e media negano qualsivoglia informazione ed aggiornamento, lasciando volutamente la stragrande maggioranza dei cittadini priva delle necessarie conoscenze per valutare ed assumere una posizione consapevole.
Da qui nasce l’impegno della CGIL di Siracusa insieme alla Rete del No alle Autonomie Differenziate, che in sinergia ad altre reti territoriali e associazioni di varia estrazione, punta all’obiettivo di responsabilizzare, con la doverosa corretta informazione sul tema, in primo luogo l’opinione pubblica siciliana e nazionale, nonché i soggetti politici locali e regionali, oltre che i parlamentari che hanno il dovere di rappresentare e difendere i territori minacciati da questa riforma.
Un impegno che la CGIL e la Rete intendono assumere e portare a compimento, anche prendendo parte attiva ad un’eventuale campagna referendaria per il sì all’abrogazione della legge Calderoli, impegnandosi a stanare quanti fanno finta di non capire la gravità della posta in gioco, perché vuole scongiurare l’innesco di un processo di disgregazione sociale, in un momento di gravi e irrisolte difficoltà internazionali, che dovrebbero vedere al contrario l’intera Italia unita e solidale, come sancito dalla Carta Costituzionale.