Articolo pubblicato dalla testata “La Civetta” sul Forum provinciale della Sanità Pubblica.
“Considerato il periodo feriale e il caldo assassino, solo una organizzazione sindacale competente, efficiente e illuminata come la CGIL poteva attirare una popolazione qualificata e personaggi rappresentativi delle migliori istituzioni provinciali e cittadine. La sala dell’URBAN CENTER era gremita e partecipe. Non nutrivamo alcun dubbio che il segretario Roberto Alosi avrebbe relazionato in maniera interessante, signorile, garbata e, persino rispettosa, dopo gli attacchi sotto la cintura del Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale, dr. Ficarra. Senza alcuna responsabilità per chi ha organizzato questa sacrosanta iniziativa, anzi, il primo commento che molti hanno fatto è: meglio tardi che mai!
La sanità siracusana porta ormai da decenni il vessillo dell’ultima della classe. Persino quando l’economia nazionale poteva permettersi di finanziare la sanità pubblica, le scarse capacità politiche e, purtroppo, anche tecnico-sanitarie delle varie dirigenze hanno tenuto bassissima la qualità reale e percepita dell’assistenza. Senza lo studio e l’analisi delle pessime condizioni storiche della sanità pubblica siracusana non si può correttamente valutare la tragedia annunciata e ora da tutti vissuta. Bene ha fatto il senatore Antonio Nicita a denunciare questo dato storico del sottodimensionamento dell’ospedale Umberto I°, del taglio dei posti letto in tempi lontani, di una lunga serie di mancati interventi su fatti eclatanti tendenti a mortificare la potenzialità delle strutture sanitarie, fino ad arrivare alla lunga farsa del nuovo ospedale. Chissà se avremo la fortuna di vederlo!
Numerosissimi, purtroppo, sono stati gli interventi dei rappresentanti degli ordini professionali, sindaci, istituzioni, associazioni, comitati, movimenti civili, persino di bravi sacerdoti, in mancanza di ben più qualificate autorità ecclesiastiche e politiche. Certo è che, finora, non si è mai riusciti a contrastare la progressiva demolizione della sanità siracusana e non ci vuole abilità a narrare di episodi paradossali nella loro drammaticità. In una Sicilia che degrada a vista d’occhio e da troppo tempo, che perde reddito e posti di lavoro, che esporta i suoi laureati quasi per intero, che subisce regolarmente ogni tipo di ingiustizia nel campo dei diritti dei lavoratori, cosa volete che accada quando ci si ammala?
Ci si cura troppo poco, addirittura a turno, privilegiando i figli, trascurando la prevenzione. Correttamente è stato affermato che, già ora, i siracusani pagano di tasca propria il 45% del costo delle prestazioni pubbliche che ricevono, ciononostante, anche loro, finanziano il privato che sta incrementando la sua presenza sempre di più, favorito dallo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale e dalle mancate occasioni di applicare i Livelli Essenziali di Assistenza. È giusto si sappia che già a Siracusa e provincia si vive almeno due anni di meno rispetto ad altre province italiane e ricomincia a salire la mortalità infantile, proprio come conseguenza delle grandissime lacune dell’assistenza sanitaria. Sono stati ricordati dagli intervenuti le drammatiche condizioni degli ospedali di Lentini, Avola-Noto, la scarnificazione del già pessimo Ospedale Umberto I° di Siracusa, la condizione eroica dei medici e degli infermieri che portano avanti il loro lavoro con organici molto al di sotto del minimo legale. È chiaro che tutto ciò già fa precipitare in basso ogni prestazione resa. Questo mantra dei medici e infermieri eroi, espresso in altra sede anche da uno dei responsabili principali della medicina siracusana nella multipla veste di Dirigente Sanitario, presidente dell’Ordine dei Medici, scrittore e docente universitario, terrorizza tutti, sanitari e cittadini. In sostanza sarete curati solo se trovate eroi. Il Presidente dell’Ordine qui all’Urban ha mandato un suo collega, mancando un’occasione di nobilitare la sua funzione di garante anche della salute dei cittadini. Eppure basta un video virale su Tik-Tok per far capire in quale condizione si lavora da anni al pronto soccorso cittadino? No, di certo! In quella struttura delicatissima gli allarmi dovevano scattare molti anni fa. L’emergenza non è solo nel tipo di eventi trattati ma nel non essere mai riusciti a trasformarlo in una struttura efficiente e rassicurante per chi ne ha bisogno. Ecco che i veri responsabili di quel che accade hanno trovato nella carenza dei medici e degli infermieri la causa di tutto.
In questa città non si caccia mai nessuno, anzi è la patria delle facce di bronzo. I medici e i primari mancano perché ce li ha fregati Catania, accaparrandoseli (?). Non s’è mai visto un responsabile che riconosca le sue incapacità o fallimenti. Tranne al momento di percepire gli emolumenti, ci si perde nei meandri della filosofia quando si dovrebbe procedere alla valutazione dei meriti e dei demeriti. Il COVID a Siracusa è stato un test che ha fatto venir fuori le qualità dei singoli. È successo di tutto e sulla nostra testata della Civetta di Minerva troverete la cronistoria sugli abissi di incompetenza che hanno meritato un’ispezione ministeriale. Tranne qualche pesce piccolo, quasi nessuno ha pagato per i suoi errori.
Grande successo ed applausi per il deputato regionale Tiziano Spada, fra gli sparuti politici intervenuti, che ha espresso, urlando, la sua disistima per il Direttore Generale della ASP, mentre gli altri intervenuti avevano usato solo velate allusioni sulla franca aggressività di quest’ultimo verso Alosi e la CGIL. Se unirsi nella lotta è il minimo che possiamo fare per difendere il bene supremo della salute in questa provincia, bene ha detto Prospero Dente, in rappresentanza dei giornalisti, manifestando i suoi dubbi sulle capacità delle tavole rotonde di risolvere i problemi, in base alla sua personale esperienza. Pochi hanno valutato che non sarà certo un riconoscimento tardivo della drammaticità della situazione a salvarci. Chi si è interfacciato già con gli assessori e la presidenza della Regione ha compreso che della sanità pubblica poco interessa e si è già deciso che sarà la privata a salvarci. Su quello che dice e fa il governo centrale ci permettiamo di suggerire la massima attenzione. Sarà in quella sede che si deciderà il destino della sanità pubblica.
È già certo che con le autonomie differenziate si dà per scontato che noi saremo meno uguali agli altri italiani. Ci sogneremo d’avere ancora un Servizio di Tutela della Salute Mentale e una struttura dedicata alle dipendenze da sostanze. In questo senso anche commovente è stato l’appello del dottor Tati Sgarlata che, pur in pensione, continua a combattere per le famiglie degli ammalati psichiatrici e gli sparuti suoi ex collaboratori lasciati soli a contrastare il disagio mentale, in una città in cui i quintali di droga sequestrati la dicono lunga sui consumi provinciali. Concludiamo questa breve sintesi con una nota di speranza. In prima fila, attenti e preoccupati vi erano i vertici provinciali dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI). Anche senza esprimersi in pubblico ci fanno ricordare che certe situazioni incancrenite e senza speranza trovano una soluzione nella lotta. Non serviranno le armi ma sono esperti di Resistenza.
Servirà molto più di quel che crediamo.