“L’accanimento con il quale il Governo regionale tratta la Scuola in Sicilia e a Siracusa, imponendo la riduzione rispettivamente di 100 Istituzioni scolastiche complessivamente nella regione e di 9 solo in provincia di Siracusa, ha il sapore amaro di un feticismo dei numeri che nulla ha a che fare con la qualità e l’incidenza sociale della più importante istituzione formativa del Paese. La scelta ragionieristica, miope e riduttiva, di trattare la Scuola secondo parametri di economicità della spesa e di applicare tagli lineari dettati dalla soglia numerica relativa alla platea scolastica di ogni singola Istituzione, mortifica il ruolo e la funzione della Scuola riducendola al mero stato di un qualunque capitolo di spesa pubblica. Una scelta politica reazionaria, regressiva, che indebolisce, anziché irrobustire l’architrave sociale di una comunità che coinvolge tutti i cittadini, nessuno escluso. Si colpisce il capitale sociale più prezioso e si lasciano indietro troppi ragazzi. Dispersione scolastica, abbandoni, insuccessi, evasione dell’obbligo fanno di Siracusa la maglia nera dell’intera Sicilia. Troppi giovani espulsi dal sistema senza ottenere un diploma superiore, oppure raggiungendo una maturità con test Invalsi totalmente insoddisfacenti, troppi Neet, giovani disillusi della nostra provincia che non studiano e non lavorano. Segniamo già oggi un anno di istruzione primaria in meno rispetto agli studenti del Nord : chi nasce in Sicilia perde un anno di scuola perché mancano le infrastrutture, le risorse, le mense, il tempo pieno. Un bambino siracusano frequenta la scuola primaria per una media di 200 ore in meno rispetto al suo coetaneo che cresce nel Centro-Nord e le cose non vanno meglio nella scuola secondaria. Siamo la provincia siciliana con il più alto numero di studenti diversamente abili ( tema su cui occorrerebbe aprire una riflessione molto più ampia e in altra sede per conoscerne le cause e l’interazione sociale e ambientale), abbiamo aree interne isolate che rischiano lo spopolamento e per le quali la Scuola costituisce la presenza autorevole dello Stato, abbiamo periferie abbandonate a se stesse in cui la Scuola è l’unico coraggioso presidio di legalità e di contrasto alla microcriminalità crescente, abbiamo Scuole di frontiera anche in città in zone ad alto rischio di scivolamento sociale che vanno presidiate ed incrementate, altro che tagliarle, senza aspettare e intervenire solo quando succede l’irreparabile. La combinazione tra bassa istruzione, dispersione scolastica ed esclusione sociale che si trasmette tra generazioni in luoghi disagiati è alla base di quanto sta accedendo nel nostro tessuto sociale. Stiamo imprimendo profonde cicatrici a questi giovani che li segneranno per sempre, non facendoli sentire parte della nostra comunità. Pensare con un semplice tratto di penna di cancellare in provincia di Siracusa la titolarità di ben 9 Istituzioni Scolastiche, che convergerebbero in un raffazzonato accorpamento squilibrato nei numeri e nelle offerte formative, è un atto che va respinto con forza e determinazione. Si sveglino i Sindaci, tutti i Sindaci nessuno escluso, resistano con forza alla tentazione di operare debolissimi tentativi individuali volti a tutelare il proprio orticello elettorale e territoriale, coinvolgano con forza le deputazioni regionali e nazionali e si mettano insieme tutti, almeno per una volta, per una tenace difesa politica e solidale dell’intera nostra provincia, dei diritti dei propri cittadini e soprattutto delle giovani generazioni. Ce ne sono tutte le ragioni, basta solo agirle con forza e determinazione. Servono scelte politiche forti e di solidarietà. Per non lasciare indietro nessuno e nessun luogo”.
Roberto Alosi, segretario generale Cgil Siracusa