Siracusa 17 novembre 2021. Gli assetti industriali esaminati nella relazione tecnica presentata presso la Camera di Commercio di Siracusa dall’Assessorato alle attività produttive della Regione Sicilia il 15 novembre scorso, finalizzata al riconoscimento dello status di Area di Crisi Complessa in relazione al Polo industriale siracusano, rivelano la drammaticità di una crisi fino ad oggi scongiurata e forse sottaciuta ma decisamente annunciata nel medio e lungo termine. Le ricadute sociali ed economiche, peraltro abbondantemente sottostimate nel documento (la platea di lavoratori coinvolta non è di 7500 bensì di oltre 12.000), sono gravemente descritte e aprono scenari inquietanti che richiedono immediati interventi in grado di segnare un poderoso cambio di paradigma industriale in grado di afferrare sin da subito le straordinarie opportunità offerte dalla transizione energetica già in atto in altre parti del Paese. Assieme ai drammatici problemi ambientali ora c’è l’incognita del futuro dello stabilimento industriale. La verità è che questo modello di sviluppo ci ha inchiodati per settant’anni senza che nessuno abbia mai pensato davvero a una strategia alternativa in tutti questi decenni. A partire dalle bonifiche, necessarie e funzionali per riqualificare le aree e renderle disponibili per nuovi investimenti in grado di diversificare e superare la monocultura industriale dei nostri attuali insediamenti. Per quanto ancora si potrà andare avanti così? Rinviare la transizione ecologica è la cosa peggiore; bisogna farla e di corsa. Non affrontare la sfida climatica vuol dire incorrere in danni sociali ed economici difficili da stimare ma sicuramente molto, molto ingenti. E non basta una verniciata di verde o la magia di un’economia circolare esibita e mai praticata. La transizione verso una economia a neutralità carbonica è una strada accidentata e irta di rischi ma obbligata e irrinunciabile. Insomma una sfida impegnativa che richiede un tempestivo, massiccio e incentivato intervento economico con fondi pubblici e privati. Non penso ad uno Stato imprenditoriale, seduttore delle industrie. Credo in uno Stato induttore, che studi e applichi la strategia economica, tracci le linee di intervento e ne governi i processi. Non servono solamente altri soldi, servono piuttosto regole chiare di politica industriale che incentivino gli investimenti e strumenti per poter spendere questi soldi bene e in fretta. E serve ambizione e coraggio, per andare con decisione oltre lo status quo. Per queste ragioni, occorre incalzare con forza il Governo Nazionale al fine di porre in cima all’agenda politica la questione relativa alle prospettive future del nostro Polo industriale. In questa difficile partita, gioca un ruolo determinante il Governo Regionale, fino ad oggi ampiamente “distratto” sul tema, istituzionalmente preposto a rappresentare le istanze del territorio e a sostenere con autorevolezza il confronto con il Governo Nazionale. Sotto questo profilo, il rischio di trovarci di fronte ad una classe politica egoriferita e risucchiati da un gorgo di parole, da un vortice privo di azioni concrete è davvero grande. Una iattura da scongiurare se non vogliamo avere difficoltà insormontabili nel percorso già tracciato. Allo stesso tempo occorre avviare sin da subito un percorso di sostenibilità sociale ed occupazionale che dovrà accompagnare l’intero processo di transizione industriale e che non potrà prescindere dalla stesura condivisa di un Protocollo di Legalità che garantisca la piena e duratura occupazione della forza lavoro, introducendo imprescindibili priorità sociali e ambientali nei futuri modelli produttivi e di business delle imprese. La transizione energetica e digitale del Polo industriale non può essere scevra da riferimenti chiari su come e con quali strutture creare un sistema di riqualificazione professionale e di aggiornamento delle nuove competenze dei lavoratori, su come gestisci l’impatto sociale della riqualificazione e rilancio del Sito, su come governi e con quali regole il complesso mondo degli appalti e in quale direzioni sposti la sostenibilità e l’innovazione. Ecco, su questi temi il Sindacato è pronto al confronto con Confindustria e con il sistema delle imprese e non occorre aspettare il riconoscimento da parte del Ministero dell’Area di crisi complessa per avviare il dialogo. Anticipiamo i tempi, facciamolo da subito, con coraggio, trasparenza e franchezza.
Il Segr. Gen. CGIL Sr
Roberto ALOSI