5 Agosto 2022. La sfrenata corsa ad accaparrarsi uno scranno elettorale alle Nazionali e alle Regionali, che attanaglia prepotentemente anche il nostro territorio, assomiglia tanto al Campo dei Miracoli di collodiana memoria. Tatticismi incomprensibili e arditi. Furbizie e agonismi approssimativi che tendono solo a piccoli posizionamenti personalistici e non a risolvere le questioni. La politica non è topografia, velleità egoriferite e giustapposte, assenza di identità e narrazioni incompiute. La politica è innanzitutto definizione culturale, è la vera luce della coscienza di sé che fornisce un’anima a qualsiasi proiezione politica e non la fasulla luminosità della fantasia e del desiderio personale. Viviamo il tempo di una profonda metamorfosi sociale. In questa fase di rapide e profonde trasformazioni, che hanno arricchito pochissimi e spinto ai margini moltitudini, è cresciuta progressivamente una disaffezione dei cittadini nei confronti della politica. Una crisi di rappresentanza politica del mondo del lavoro e dei diritti di cittadinanza senza precedenti e una profonda frattura finanche con la rappresentanza sociale. E intanto, privilegio e disagio, lusso e indigenza, ricchezza e povertà aumentano a dismisura nel nostro territorio le disuguaglianze sociali: basse retribuzioni, part-time forzati, lavoro povero, contratti di pochi mesi, a volte settimane o giorni, enormi deficit infrastrutturali materiali e immateriali, servizi inadeguati, sanità in affanno, giovani in fuga, ciclo di gestione dei rifiuti al palo, disoccupazione galoppante, marginalità e povertà sociale in crescita. Se non chiudiamo i divari ci impantaniamo. La stessa opportunità del PNRR e dei Fondi europei disponibili, se priva di una autorevole guida progettuale ed amministrativa, rischia di segnare un altro disastro annunciato. Non solo non c’è capacità di spesa ma non c’è stato nessun cambiamento percepibile anche quando si è speso. Poco e male. Siamo, cioè, di fronte al rischio che le profonde e ampie sofferenze dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani, dei disoccupati e di quanti rischiano di perdere il lavoro, causate dalle distorsioni e dalle grandi contraddizioni del nostro modello di sviluppo, subiscano una ulteriore accelerazione rispetto alla quale sarebbe un errore per la politica banalizzare tanto quanto strumentalizzare e amplificarne gli effetti. Priva di idee e di programmi certi, concreti e praticabili, dell’intelligenza necessaria nel cogliere gli avvenimenti, il Caravanserraglio della politica rischia di lasciare insolute tutte le questioni in campo.
A partire dalla complessa questione industriale denunciata, analizzata, sviscerata con forza da mesi dalle forze sindacali e ancora oggi inchiodata a semplici incontri unilaterali, informativi e interlocutori con il ministro Giorgetti che ha già più volte dato prova della sua forte trazione Settentrionale e del suo disimpegno nei confronti dell’intero Meridione e della Sicilia. L’assenza ancora oggi, nonostante tutto, di un tavolo permanente con i Ministeri interessati, il Governo Regionale, le Istituzioni Locali, le forze sociali e il sistema delle imprese coinvolte, la dice lunga sugli orientamenti in campo e sulle debolezze strutturali del nostro territorio. Da parte nostra, abbiamo avvistato e denunciato per tempo la crisi del nostro assetto industriale, abbiamo aperto interlocuzioni e confronti a tutti i livelli e con chiunque, abbiamo avanzato proposte, analisi, studi, piani concreti di rilancio, piattaforme strategiche di sviluppo, iniziative pubbliche di proposta e di protesta e continueremo con più forza a tenere alta l’attenzione e la pressione sociale, convinti più che mai della necessità di costruire un nuovo Accordo di Programma che accompagni il nostro Petrolchimico verso una transizione energetica ed ecologica sostenibile dal punto di vista sociale, occupazionale, ambientale ed economico. Una trasformazione e rigenerazione industriale ancora possibile e praticabile che deve coinvolgere investimenti pubblici e privati su progetti concreti di riconversione a partire dalle bonifiche necessarie a riqualificare le aree dismesse e a renderle attrattive per nuove filiere produttive. Abbiamo proposto e continueremo a farlo un Protocollo di Legalità che, nell’ambito di una giusta transizione, ridìa dignità ai lavoratori, giusti salari, qualità, nuove professionalità, sicurezza e lavoro stabile a partire dall’individuare regole condivise per i cambi appalti. E su tutto questo chiederemo con forza a chi si candida a governare il Paese e la nostra terra un netto cambio di passo rispetto alle politiche vacue e fallimentari del passato. Per queste ragioni, alla ripresa delle attività, lanceremo una capillare campagna di mobilitazione che abbia al centro la Vertenza Siracusa e che, a partire da una nuova missione industriale possa cogliere tutte le opportunità di finanziamento, sfruttando al meglio le risorse disponibili e anche le agevolazioni messe a disposizione per le aree ZES. Abbiamo bisogno di una sanità pubblica efficace ed efficiente, di una scuola moderna integrata al mondo produttivo, di un sistema portuale avanzato ed integrato, di una viabilità ordinaria potenziata e di infrastrutture moderne, di una rete idrica che non disperda il 60% dell’acqua, di un sistema di depurazione fognario efficiente per tutti i Comuni della provincia, di una economia circolare che contribuisca a rigenerare tutti i settori produttivi, dal turismo sostenibile all’agricoltura di precisione e di qualità ai servizi a misura dei cittadini. Lavoreremo, ancora una volta, per unire le forze, mettere insieme tutti i lavoratori e i cittadini, le parti sociali e imprenditoriali, le Amministrazioni locali, in una mobilitazione generale che solleciti il nuovo Governo nazionale e regionale a farsi carico di un territorio, il nostro, con alte potenzialità e che per troppo tempo è stato sfruttato solo per interessi non sempre nobili. Non ci lasceremo distrarre dalle sbornie elettorali e continueremo ad essere soggetto di trasformazione sociale che rappresenta chi per vivere ha bisogno di lavorare e di esercitare i propri diritti di cittadinanza. Donne, uomini, giovani, lavoratori e pensionati, che portano avanti il Paese e ne garantiscono lo sviluppo e il futuro. E’ bene ricordarselo!
Il Seg. Gen. CGIL
Roberto ALOSI